Ecco a voi trascritta l’intervista rilasciata da Diego Randazzo ad Alessandro Amati, studente della nostra classe I A della Scuola Secondaria di primo grado di Monza.

 

  1. Che cos’è la Casa Della Memoria: perché è stata costruita?

Cito la descrizione istituzionale di Casa della Memoria:

‘Inaugurata nel 2015, Casa della Memoria è uno spazio pubblico dedicato ai valori di libertà e democrazia che fondano il nostro vivere civile, ma anche un monumento in omaggio a chi ha lottato contro il nazifascismo e alle vittime del terrorismo e delle stragi del dopoguerra. Tra i tanti eventi, lo spazio ospita spesso artisti che, confrontandosi con la nostra storia, si avvalgono del proprio linguaggio per stimolare esercizi di memoria. In occasione del 75° anniversario della strage di Piccoli Martiri di Gorla, io ho affrontato il tema dei bambini vittime della guerra’

  1. Cosa accadde il 20 Ottobre del 1944?

Nel 2019 ricorre il 75° anniversario della strage provocata, il 20 ottobre 1944, dal fuoco amico di una pattuglia aerea della 15° Air Force americana che, prima di rientrare alla base, si liberò dell’esplosivo residuo scaricandolo sui quartieri di Gorla e Precotto, provocando centinaia di morti (si contarono 614 vittime in tutta Milano in quel tragico giorno). In particolare, una bomba si infilò nel vano scale della scuola elementare Francesco Crispi di Gorla investendo in pieno i bambini e gli adulti che li stavano accompagnando nel rifugio. Fu una strage in cui morirono 184 bambini, 14 insegnanti, la direttrice della scuola, 4 bidelli e un’assistente sanitaria.

  1. La sua mostra: KIDS. ANCORA PICCOLI MARTIRI: com’è nata e perché ha deciso di raccontare un tema così forte?

Tutto è nato durante le mie passeggiate lungo il naviglio della Martesana. All’altezza del quartiere Gorla, dove il Naviglio interseca viale Monza, si erge il Monumento ai Piccoli Martiri di Gorla scolpito da Remo Brioschi nel 1947 per ricordare appunto i piccoli martiri che morirono nella scuola.

Questo Monumento mi ha sempre colpito per diverse motivazioni: da una parte per il senso profondo di dolore e di angoscia che trasmette, dall’altra per una certa ambiguità di forme che caratterizza la figura protagonista del monumento. Chiunque si trovi a passare di lì non può non riconoscere una figura tetra, cupa, immagine che molti riconducono alla ‘morte’.

In realtà questa Monumento cupo e sovradimensionato, rappresenta una storia vera legata alla strage di Gorla. La donna con il mantello che espone il bambino, come fosse una vittima sacrificale, non è altro che una madre. Una madre che negli attimi successivi al bombardamento, strappò il suo bambino ai soccorsi e tentò invano di rianimarlo con l’aceto. Questo gesto d’amore sicuramente fece breccia nell’animo sensibile dello sculture che decise di rappresentarlo per come oggi noi lo vediamo. Una figura di donna gigantesca avvolta in un lungo mantello, con due braccia rigide e lunghe sulle quali è posato il corpo morente di un bambino.

Questa storia, che ho conosciuto e approfondito leggendo libri e ascoltando le testimonianze dei superstiti, è stata il punto di partenza che mi ha spinto a ‘disegnare’ questa mostra.

  1. Le piace disegnare?

Molto. Tantissimo. Disegno fin da piccolissimo, i miei primi ricordi sono legati anche al disegno. E’ un momento speciale quello del disegno per me, quasi terapeutico. Non è quotidianità. E’ un’esigenza unica e sempre diversa che mi accompagna e si fa sentire in determinati momenti della mia vita.

  1. E’ stato difficile riuscire ad intervistare i superstiti?

Non è stato difficile rintracciarli. Difficile invece riuscire a trattare temi così dolorosi con persone ormai anziane che li hanno vissuti sulla propria pelle. Salvarsi da una tragedia non è una cosa facile, soprattutto trovo difficile l’idea di proseguire una vita normale, senza incubi e qualche ossessione.

  1. La bandiera con le stelle che cosa rappresenta? L’ha inventata lei?

Una Bandiera dei Piccoli Martiri esiste già e viene esposta ogni anno al monumento, in occasione delle commemorazioni del 20 ottobre. Dopo la strage del 1944 le seterie di Como regalarono del tessuto alle madri dei bambini deceduti nel bombardamento. Questo tessuto si trasformò in questa bandiera grazie al loro intervento: ricamarono dei puntini, uno per ogni vittima caduta nella scuola. 184 puntini rossi per i bambini e 20 puntini verdi a rappresentare il personale scolastico.

La Bandiera esposta in mostra e’ una mia idea che ho voluto condividere con mia madre per la realizzazione. Quest’opera è quindi una sovrapposizione ed un omaggio alla bandiera originale.

Abbiamo fatto un lavoro rituale di condivisione cucendo assieme 204 stelline, come fecero quelle mamme 75 anni fa.

Oltre che un tentativo di portare avanti la memoria e stato un bel momento di scambio con mia madre. La chiamerei anche un’occasione, infatti in poco tempo ho imparato ad usare ago e filo.

Le stelline sono state realizzate in maniera semplice e sintetica: sono le famose stelle a 5 punte che fin da piccoli impariamo tutti a disegnare. Infine questa bandiera verrà donata ai fratelli delle vittime, che custodiscono tutt’oggi quella originale.

  1. Quelle esposte sono immagini forti. Che cosa si prova a entrare nella Casa Della Memoria?

Entrare a Casa della Memoria è come fare un salto nella storia italiana, attraverso le tragedie e le conquiste dei nostri diritti. E’ un luogo di riflessione, dove si attivano esperienze di condivisione di tutti i tipi. Nel mio piccolo penso di aver contribuito a raccontare una storia poco conosciuta in un Museo molto importante per la città di Milano.

  1. Che cosa ha provato quando ha intervistato i superstiti?

Non so bene cosa ho provato. Ma è stato molto importante ascoltare. Ascoltare delle storie intime, misteriose e toccanti, raccontate da persone con un grande fardello sulle spalle.

  1. Un ricordo della sua infanzia

Bella domanda. Raccontare la mostra ai bambini durante le visite alle scuole mi ha risvegliato vecchi ricordi.

Il più vivido è il ricordo di un tema scritto alle elementari, quando frequentavo la scuola ‘Casa del Sole’ a Milano (ex-Trotter).

Il titolo del tema proposto era ‘Cosa voglio fare da grande’. Così raccontai il mio sogno di fare il pittore. Venne letto a tutta la classe, perché era un tema particolarmente riuscito, che descriveva molto bene le mie emozioni e le aspettative sul futuro. Avrò avuto tra gli 8 e i 10 anni. Fui molto felice di quel successo. Nel fare questa mostra e nel parlare con voi studenti mi è tornato in mente quel particolare momento. Penso che in qualche modo quel tema di allora si leghi all’esigenza di raccontare attraverso le immagini, che ancora mi contraddistingue.

  1. Perché è importante ricordare: che valore ha “la memoria? 

Ti fornisco un’immagine che per me rappresenta bene il concetto di Memoria. La Memoria è come un faro che si accende nel buio. Una striscia di luce che mostra la realtà per quello che è, accende le nuove idee e rende più vividi tutti i ricordi.

Grazie Alessandro per le domande e per l’ascolto.

Ti saluto con il ricordo di una testimonianza che è anche diventata l’immagine rappresentativa della mia mostra a Casa della Memoria

’’Sono già fuori dalla scuola, in piazzetta, all’incrocio tra via Asiago, via Aristotele e Ponte vecchio. E’ una splendida giornata di sole, venerdì 20 ottobre 1944. Là vedo mio fratello, che frequentava la classe quinta, mentre io faccio la seconda, ma ho solo 6 anni, avendo saltato la prima. Sono pochi giorni che ho iniziato la frequenza in quella scuola: non conosco né maestra né compagni.

Massimo è in un crocchio di compagni, che guardano verso l’alto, in un punto del cielo in cui stanno passando alcuni aerei che sganciano qualcosa e i ragazzi li osservano vociando e scambiandosi commenti. Io chiamo mio fratello, ma lui non mi ascolta, poi corre verso casa davanti a me’’.

Dal racconto di Maria Luisa Rumi

La superstite ricorda la curiosità e la meraviglia dei bambini durante i bombardamenti sul quartiere di Gorla, il 20 ottobre del 1944.
Da questa testimonianza è nata l’installazione luminosa ‘Kids’. Quest’immagine raccontata da Maria Luisa ora occupa una finestra di Casa della Memoria a Milano, rammentandoci gli orrori del presente…

Un grido silenzioso che si accende nel buio e chiede attenzione.

L’installazione Kids si illumina di notte sovrapponendosi e dialogando con il neon ’Don’t Kill’ dell’artista Fabrizio Dusi.

Se passate la sera davanti alla Casa della Memoria non dimenticatevi di buttare un occhio verso l’alto.

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